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Quando (nella nostra mente) pensiamo all’età della pietra, pensiamo inevitabilmente alla figura dell’uomo predatore, cacciatore, dell’uomo che costruisce utensili per sopravvivere.

Quando pensiamo all’Antico Egitto, ci balena per la testa l’idea del faraone, maschio, visto come una divinità scesa dal cielo.

Quando pensiamo all’antica Roma, ci immaginiamo questi grandi e altolocati imperatori, come Cesare Augusto o Nerone, …

Quando pensiamo al Medioevo, non possiamo di certo non soffermarci sull’affermazione del Cristianesimo, che vede al centro del suo credo Dio, divinità maschile.

Se riflettessimo sul Rinascimento, tutte quelle opere di pittori e architetti più conosciuti di quel periodo ci balzerebbero subito in mente.

Quando si pensa al 1400, si pensa ai grandi esploratori che hanno fatto la storia della navigazione, del colonialismo e delle scoperte (come Cristoforo Colombo o Amerigo Vespucci).

Se riflettiamo su gli anni del ventesimo secolo, un flash back ci riporta a tempi dei grandi cantautori e della disco music…

Ma in tutto questo una cosa ci balza all’occhio, un concetto fondamentale che molte volte viene ignorato, sopravvalutato, sminuito o addirittura discriminato: il lavoro e l’importanza della donna.

Quante volte, sin da bambine (inclusa la sottoscritta), siamo state escluse da semplici attività (ad esempio una partita di calcio), le quali, pur sembrando banali, fanno capire come nella società questi pregiudizi si siano radicati.

Vogliamo confrontare gli indicatori sull’università di maschi e femmine?

Secondo i dati ISTAT il tasso femminile d’iscrizione, così come il tasso femminile di conseguimento di lauree triennali e specialistiche biennali, è maggiore del 10% (circa), rispetto a quello maschile.

Nonostante questo raffronto, nel mondo le donne guadagnano in media il 23% in meno degli uomini.

Lo affermano le Nazioni Unite, secondo cui il fenomeno (noto come il Gender Pay Gap) è "il più grande furto della storia".

Il distacco salariale è dovuto alla sottovalutazione del lavoro femminile, alla mancata retribuzione del lavoro domestico, alla minore partecipazione al mercato del lavoro, al livello di qualifiche assunte e alla discriminazione.

Malgrado questi episodi di vita quotidiana, molti personaggi femminili, non solo della nostra epoca, hanno saputo farsi valere e difendersi nella società, come: Margherita Hack (membro delle più prestigiose società fisiche e astronomiche), Marie Curie (premio Nobel per la fisica e per la chimica), Valentina Tereshkova (prima donna nello spazio), Frida Kahlo (artista) ormai diventata simbolo di tutte le donne.

In conclusione ritengo che ogni essere umano, sia uomo o donna, abbia il diritto di essere giudicato per le sue capacità e per quello che è capace di offrire alla società, a prescindere dal sesso, dal colore della pelle, dalla religione o dalla cultura.

Possano queste barriere di pregiudizi e stereotipi crollare davanti a una società moderna, che ponga tutti sullo stesso piano d’accettazione, i cui principi siano quelli della lealtà e della giustizia.

 

Bonomi Alessandra

LE DONNE NELLA STORIA

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